Il libro esplora il senso di colpa e la fragilità umana attraverso la storia di un giudice di talent show e il rimorso per una scelta fatale.
Il romanzo “Viva il lupo” di Angelo Carotenuto, pubblicato da Sellerio, è un’opera che si colloca con precisione nel panorama della società contemporanea, dominata dai riflettori dei media e dai giudizi spesso lapidari che questi amplificano. Attraverso la storia di Gabriele Purotti, meglio noto come “Puro”, leader di una band di nicchia e giudice di un talent show musicale, l’autore riflette sul potere delle scelte e le loro conseguenze, esplorando temi come il senso di colpa e la fragilità umana.
La narrazione prende avvio da un evento drammatico: Puro, improvvisamente, perde la voce. Questa condizione, inspiegabile dal punto di vista medico, diventa il simbolo di un tormento interiore. È attraverso questo silenzio forzato che l’uomo inizia a confrontarsi con il peso di un rimorso che lo perseguita: la morte di Tete, una ragazza di sedici anni incontrata durante le audizioni del talent show.
Tete era un talento straordinario, ma fragile. Puro, convinto che non avrebbe retto le pressioni del programma, le disse “no”. Una decisione apparentemente razionale, ma che si trasforma in un incubo quando, poco dopo, la giovane muore tragicamente. Da quel momento, il giudice si ritrova intrappolato in un vortice di domande e sensi di colpa. È stato quel rifiuto a spingerla verso la disperazione? Oppure è stata una coincidenza crudele?
Carotenuto tratteggia con maestria l’ambivalenza del giudizio, soprattutto in un contesto come quello di un talent show, dove le decisioni dei giudici possono diventare sentenze definitive. Il “no” detto a Tete rappresenta un gesto che, pur mosso da buone intenzioni, si rivela devastante. La narrazione mette a nudo il potere distruttivo delle parole, trasformandole in armi inconsapevoli, capaci di ferire nel profondo.
Il romanzo esplora con sensibilità il confine tra responsabilità personale e casualità. Puro intraprende un viaggio interiore ed esteriore, interrogandosi sul proprio ruolo nella vicenda. È davvero colpevole? Oppure le sue scelte sono state solo un tassello in un disegno più grande, governato dal caso?
Attraverso il personaggio di Puro e il suo percorso di autoconsapevolezza, Carotenuto critica il mondo dei talent show, emblema di una società che eleva e distrugge con la stessa rapidità. Sono programmi che promettono successo e visibilità, ma che spesso mettono a nudo la fragilità umana, esponendola al giudizio pubblico senza pietà.
Il talent show diventa così il simbolo di un sistema che non lascia spazio agli errori, dove ogni decisione può trasformarsi in un macigno insopportabile. Puro si ritrova a fare i conti con un mondo che lui stesso ha contribuito a creare, scoprendone però gli ingranaggi più crudeli.
“Viva il lupo” non si limita a raccontare una storia, ma invita il lettore a interrogarsi sul potere delle scelte e sulla necessità di empatia. Quanto è giusto giudicare gli altri? Quali sono le responsabilità di chi ha il potere di decidere per la vita altrui? Domande che Carotenuto lascia sospese, offrendo però uno spunto di riflessione attraverso una frase del protagonista: “Dovremmo fingere di inciampare davanti a loro”. È un invito a mostrare la nostra umanità, a insegnare che cadere non significa fallire.
Leggere “Viva il lupo” è stato come immergersi in un dialogo silenzioso con me stessa. Ogni pagina mi ha portato a riflettere sul peso delle parole e sull’impatto delle nostre scelte, anche quelle che appaiono insignificanti. Mentre leggevo, ho trovato nella canzone “Try” di Pink un accompagnamento ideale, capace di amplificare il messaggio del romanzo: la lotta, la caduta e la resilienza fanno parte della vita.
Angelo Carotenuto ha saputo creare un’opera che parla al cuore e alla mente, offrendo un ritratto autentico della fragilità umana. Un romanzo che invita alla compassione e alla comprensione, ricordandoci che, spesso, le scelte più difficili sono quelle che ci rendono davvero umani.
Potete leggere la mia recensione anche su shmag.it
Comentarios