La caccia alle streghe non è mai finita!
In occasione dell’uscita del nuovo romanzo di Emilia Hurt in anteprima mondiale, il 9 luglio per Fazi Editore “Sirene” (traduzione di Enrica Budetta)
Vi presento una lettura firmata Fazi editore, “Weiward” di Emilia Hurt autrice australiana, nata a Sidney ma che vive a Londra, prima faceva l’avvocato, ma dopo il successo del suo romanzo d’esordio adesso si dedica alla scrittura a tempo pieno. Ha lasciato l’Australia esattamente come sua nonna che si era trasferita a Londra.
Ma prima di parlarvi di questa storia come sempre suggerisco la colonna sonora per la lettura della recensione, la scelta stavolta ricade su un brano del passato che ascoltavo in un particolare momento della mia vita, “It’s in the rain” di Enya e mi sembra molto azzeccato.
L’autrice racconta che durante la pandemia del 2020 si è rifugiata in Cumbria contea rurale del nord ovest dell’Inghilterra. Lì si sentiva fortunata perché era circondata dai paesaggi a perdita d’occhio, nonostante questo però si sentiva reclusa e ha così iniziato a pensare al senso della prigionia.
Come donna era preoccupata per l’aumento esponenziale di violenza domestica sulle donne, e mentre si trovava lì è venuta a conoscenza del processo alle streghe di Pendle che ha avuto luogo dalle parti di Lancaster nel 17esimo secolo. Così ha deciso di scrivere questa storia di donne per denunciare come ancora oggi le persecuzioni che una volta si tenevano nelle piazze adesso si sono trasferite all’interno delle case, ha voluto scrivere una storia per criticare la nostra società che purtroppo non è molto cambiata, e per parlare di misoginia.
Weiward è un cognome ed è la storia di tre donne: Altha, Violet e Kate, vissute in tre epoche diverse ma legate da un filo invisibile. Il testo si legge tutto d’un fiato, è un romanzo corale le cui protagoniste hanno in comune un segreto di famiglia
Altha vive a Crows Beck un villaggio vicino Lancaster, ed è una “guaritrice” proprio come sua madre, gli uomini impauriti dal loro modo di essere avevano trovato un altro genere di appellativo per le donne come loro: le chiamavano streghe!
Le guaritrici hanno un contatto speciale con tutti gli esseri viventi, le piante, gli uccelli e gli insetti, e vengono riconosciute da loro come parte della natura stessa, per questo hanno dei poteri speciali, perché riescono a comunicare con loro, ogni donna Weiward portava sulla spalla un corvo nero con delle particolari macchie bianche.
Una caratteristica interessante è che si tramandavano ricette di preparati per curare le persone di madre in figlia, e spesso gli abitanti del villaggio si rivolgevano a loro per avere dei rimedi e curarsi anziché andare dal dottore. Le guaritrici però dovevano vivere senza dare troppo nell’occhio perché poteva essere pericoloso, Altha infatti è vissuta nel 1600 quando in Inghilterra si dava la caccia alle streghe.
Violet è nata alla fine degli anni ’20 e viveva ad Orton Hall, una tenuta vicino a Crows Beck, ed è la discendente di Altha, è figlia di Elisabeth che ha vissuto nello stesso cottage per molte generazioni, già da bambina aveva un rapporto speciale con gli insetti e per questo suo padre la trattava come diversa, il suo rapporto con la natura è stato anche la sua salvezza.
Kate invece è una di noi, una giovane donna, pronipote di Violet che vive a Londra, ha lavorato in una casa editrice per bambini e riceve in eredità il cottage dove ha vissuto sua zia per tutta la vita, si trasferisce lì per sfuggire ad un compagno violento.
Interessante anche scoprire che i primogeniti delle Weiward sono tutte bambine, perciò è stata una discendenza tutta al femminile.
Weiward è un romanzo che parla di donne, è un intreccio tra storia, mistery e suspance, l’ho divorato in poche ore. Ci sono tre diversi POV, quello di Altha che racconta la sua vicenda a partire dalla condanna per stregoneria, accusata di aver ucciso un contadino con i suoi poteri occulti, venne rinchiusa per dieci giorni nelle prigioni prima del processo; poi Violet che racconta la sua vita a sedici anni, nel 1942 quando alle ragazze era permesso molto poco e dovevano vivere secondo le regole dettate dagli uomini e i loro padri, ci sono diversi momenti della narrazione però, perché troviamo anche Violet adulta e poi anziana.
Kate invece racconta la sua storia sbagliata, la sua vita com’era da bambina e poi l’incontro con Simon, il suo trasferimento al cottage e la sua nuova vita, per sfuggire alla violenza.
L’autrice riesce a farti entrare questa storia sotto la pelle con tanti dettagli, le storie della famiglia che ci ancorano al passato e al presente, i personaggi sono autentici, caratterizzati fisicamente “hai gli occhi neri come quelli di tua madre” cit. ma anche il carattere è sorprendentemente unico, tre persone così diverse e unite da un filo invisibile.
Mi piace molto questo scavare nel passato capitolo dopo capitolo, la scrittura è fluida e semplice, mai banale e la storia è verosimile nessun calo dall’inizio alla fine.
Il mio personaggio preferito è Violet, così forte, originale e anche un po' magica, leggere questo libro mi ha davvero emozionata e quando sono arrivata alle ultime pagine ho rallentato un po' la lettura perché non volevo che finisse.
Posso solo dire che consiglio la lettura a tutti, se siete amanti di storie di streghe e di donne, di mistery, di storie ambientate nella vecchia Inghilterra, o del mistico.
Buona lettura
Aurora Redville
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