“Questo libro parla di immagini. Le immagini nelle nostre teste, sui nostri visi, dietro ai nostri occhi, sulle nostre lingue.
Questo libro parla anche di sguardi. I nostri sguardi e il modo in cui ne inglobano altri, e come gli sguardi diventano parte dei nostri corpi. Questo libro parla del guardare e dell’essere guardati. Questo libro parla dell’odio (Hass) nella bruttezza (Hasslichkeit), della distanza e della contraddizione del bello. Parte da me e finisce in tutti noi.”
Moshtari Hilal, artista e scrittrice di origine afgana, scuote le fondamenta della nostra percezione della bellezza con il suo ultimo saggio, "Bruttezza". Un'opera provocatoria e profonda che ci invita a ripensare il concetto di estetica e a svelare le dinamiche di potere che si celano dietro i giudizi di valore sulla nostra apparenza.
Hilal, porta in Italia una voce forte e originale, già affermata nel panorama artistico internazionale. Nel suo libro, l'artista non si limita a una semplice analisi del concetto di bruttezza, ma ne svela le radici sociali, politiche ed economiche. La bruttezza, sostiene, non è una caratteristica intrinseca di un individuo, ma una costruzione sociale che serve a giustificare l'esclusione e lo sfruttamento di chi non si conforma agli standard estetici dominanti.
"La bruttezza, come la razza, è una categoria politica", afferma Hilal. Un'affermazione provocatoria che ci costringe a riflettere sul ruolo che l'estetica gioca nella costruzione di gerarchie sociali e nella perpetuazione di disuguaglianze. L'autrice, ispirandosi a pensatori come Frantz Fanon e attingendo al femminismo nero e ai Disability Studies, ci mostra come la nostra percezione della bellezza sia profondamente influenzata da fattori culturali e storici, e come sia stata utilizzata per secoli per opprimere e marginalizzare gruppi specifici.
"Bruttezza" è un libro che ci invita a guardare al mondo con occhi nuovi, a mettere in discussione i nostri pregiudizi e a rivendicare il diritto di essere diversi. Con uno stile coinvolgente che unisce riflessioni teoriche ad aneddoti personali, Hilal ci accompagna in un viaggio introspettivo alla scoperta delle nostre paure e delle nostre insicurezze legate all'immagine di noi stessi, non solo in forma scritta, ma anche attraverso disegni, fotografie e stranianti autoritratti.
Un'opera che non lascia indifferenti e che ci costringe a porci domande fondamentali: chi decide cosa è bello e cosa è brutto? Quali sono le conseguenze sociali di questi giudizi? E come possiamo liberarci dalle catene della bellezza standardizzata?
"Bruttezza" è un libro coraggioso e necessario, un invito a ribellarsi contro i canoni estetici imposti e a celebrare la diversità in tutte le sue forme. Un'opera che ci ricorda che la bellezza è un concetto fluido e soggettivo, e che ognuno di noi ha il diritto di definirla a modo proprio.
L’artista Moshtari Hilal, che in Germania ha vinto il prestigioso Hamburg Literature Prize. Nata a Kabul nel 1993, ad appena due anni è dovuta emigrare in Germania assieme alla famiglia in fuga dall’Afghanistan.
L’artista vive ad Amburgo. Ha studiato Scienze islamiche ad Amburgo, Berlino e Londra con focus sugli Studi decoloniali e di genere. È co- fondatrice del collettivo "Afghan Visual Arts and History" e del progetto di ricerca "Curating Through Conflict with Care".
«Attraverso l’autoritratto, ho iniziato a stabilire con il mio viso una relazione diversa, non definita da parametri dettati dall’esterno. In quello stesso periodo mi sono imbattuta nelle parole di Mia Mingus, un’autrice e attivista per i diritti dei disabili, e in particolare in due domande che poneva: “Perché la bruttezza ci fa così paura?” e “Che cosa possiamo imparare dalla bruttezza?”».
Moshtari Hilal
Un libro visivamente bello, ricco di immagini, parole, citazioni, aneddoti che mi hanno fatto riflettere molto, lo consiglio a tutti, ormai siamo così uniformati che il diverso è visto in modo ambiguo per non dire con diffidenza. Si parla di tematiche forti, attuali che il tempo sta amplificando e credo che se tutti facessimo una piccola analisi sui valori delle nostre vite e di questa società forse tutto cambierebbe.
Per leggere questo saggio consiglio il brano “Experience” di Ludovico Einaudi, che ben si adatta alle atmosfere, e le immagini che l’artista ha condiviso con noi.
Buona lettura
La vostra Aurora Redville
Comments